"I ricercatori non crescono sugli alberi" è il titolo del libro scritto a quattro mani da Francesco Sylos Labini e Stefano Zapperi sulla ricerca e l'università in Italia. E' stato pubblicato da Laterza a gennaio 2010. A cosa serve la ricerca, perché finanziarla, cosa fanno i ricercatori, che relazione c'è tra ricerca ed insegnamento, come riformare il sistema della ricerca e dell'università, a quali modelli ispirarsi. Due cervelli non in fuga denunciano la drammatica situazione italiana e cosa fare per uscire dalle secche della crisi. Perché su una cosa non c'è dubbio: se ben gestito, il finanziamento alla ricerca non è un costo ma l'investimento più lungimirante che si possa fare per il futuro del paese e delle nuove generazioni.




lunedì 1 marzo 2010

Salviamo la ricerca italiana di Giovanna Dall'Ongaro

Recensione su Galileo





Sono passati più di tre anni ma nulla è cambiato. Le ragioni che avevano indotto i due fisici Francesco Sylos Labini e Stefano Zapperi a denunciare su Le Scienze nel 2006 (vedi Galileo) la drammatica situazione dell’università italiana sono tutte ancora perfettamente in piedi, come i birilli del bowling quando la palla slitta sul canale laterale. Nessuna iniziativa le ha scalfite, anzi alle vecchie se ne sono aggiunte di nuove, tanto che per affrontarle non basta più un articolo.

Nasce così “I ricercatori non crescono sugli alberi”, il libro da poco uscito per Laterza, in cui Sylos Labini e Zapperi snocciolano con inedita chiarezza i mali che affliggono il nostro sistema universitario. Pochi soldi, professori anziani (il 30% è tra i 55 e i 60 anni, mentre il 5% è sotto i 35), ricercatori precari, una burocrazia castrante, concorsi-pantomima e un nepotismo imperante. Tutto già noto? Mica tanto. Bastano un paio di percentuali e qualche paragone con l’estero per svelarci un quadro a tinte molto più fosche di quelle che avevamo immaginato.

Qualche esempio: la spesa pubblica per l’istruzione universitaria calcolata sulla spesa pubblica totale è in Italia pari all’1,6%, in Danimarca e in Finlandia è del 4%, negli Stati Uniti del 3,5%. “La ricerca in Italia – dicono Zapperi e Labini - è dunque trattata come una sorta di bene di lusso cui si può rinunciare quando i soldi scarseggiano.[...] In sostanza, il modo con cui negli ultimi anni è stato affrontato il problema della ricerca si basa su soluzioni inadeguate ed estemporanee, come gli osservatori più attenti hanno notato e i diretti interessati hanno sperimentato sulla propria pelle”.

Fanno bene i due autori a sottolineare che la loro è una testimonianza di prima mano, frutto di anni di lavoro come ricercatori fuori e dentro i confini del Belpaese. Sylos Labini lavora dal 2005 al Centro Enrico Fermi di Roma dopo avere passato otto anni tra Svizzera e Francia, mentre Zapperi, dopo avere ottenuto un Ph.D. alla Boston University è rientrato in Italia e attualmente è ricercatore presso il CNR di Modena. Forti della loro esperienza possono perciò rivendicare con una coraggiosa e giustificata presunzione il diritto a essere ascoltati. Non solo quando si lamentano delle cose che non vanno, ma anche quando propongono soluzioni per uscire dalla crisi.

Qui sta la forza di questo libro che merita di venire letto non solo per le cose che dice, ma anche per il modo in cui le dice. Il tono è quello di chi sente il terreno sprofondare sotto i propri piedi e cerca di mettere in guardia tutti coloro che, ignari del pericolo, continuano a camminare sul ciglio del burrone dando le spalle al baratro.
Lontano dalla ipocrita e noiosa oggettività di molti saggi socio-economici, il registro stilistico dei due fisici è piuttosto “sfacciato”. Una doccia fredda di 100 pagine che mette a dura prova ogni tentativo di minimizzare il problema: a fine lettura sarà difficile continuare a credere che i ricercatori crescano sugli alberi.

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